Vi è mai capitato di ritrovarvi con un foto troppo chiara o troppo scura che “eppure sul display sembrava buona” ? Sicuramente sì, anche perché le condizioni ambientali e il display stesso non permettono di valutare con sicurezza la luminosità di una foto. Per fortuna che c’è l’istogramma.
Cos’è un istogramma.
L’istogramma è la rappresentazione grafica di una distribuzione in classi di un carattere continuo (wikipedia). Se non vi è chiaro, per avere qualche esempio grafico, oltre quello della foto in cima all’articolo, basta cercare la parola istogramma in Google immagini e ne vedrete centinaia delle più diverse forme e colori.
Nel caso della grafica digitale, il carattere continuo rappresentato dall’istogramma è la luminosità (asse orizzontale), mentre la frequenza, o quantità, dei pixel di un determinato valore di questa luminosità è rappresentata lungo l’asse verticale.
Senza scomodare nessun software, comando o strumento in particolare, l’istogramma così com’è serve a farci capire a colpo d’occhio se un’immagine è più o meno chiara o scura, in che modo si distribuisce la luminosità e quanti (approssimativamente) pixel chiari o scuri ci sono. Si tratta di un grafico così utile che si trova nell’interfaccia di quasi ogni dispositivo digitale che possa acquisire o gestire immagini. Ce l’hanno i software degli scanner, i vari programmi di elaborazione fotografica come Photoshop (ovvio, no?), Lightroom, Aperture… Se cercate bene lo troverete anche in qualcuna delle schermata sul display della fotocamera digitale.
Questi sono solo un paio di esempi di macchine fotografiche diverse, ma come vedete, reflex o compatte che siano, l’istogramma è lì, immediatamente riconoscibile.
A cosa serve l’istogramma?
Uno dei vantaggi della fotografia digitale è proprio quello di poter controllare immediatamente se la foto è riuscita o no: se il soggetto aveva gli occhi aperti; se abbiamo tagliato piedi o mani; se è mossa o sfocata; se l’orizzonte è dritto (no, se l’orizzonte non è dritto non è automaticamente una foto artistica, è solo una foto storta). Nella maggior parte dei casi l’istinto porta a giudicare anche se la foto è troppo chiara o troppo scura. Grave errore! In pieno sole il display apparirà quasi tutto nero, viceversa di notte troppo chiaro; senza contare che spesso il display si autoregola in base alla luce ambientale (quindi cambia senza che lo sappiate), oppure se ne può regolare la luminosità in modo manuale, ma sempre in modo arbitrario. Ci sono così tante variabili in gioco che non si potrà mai fare affidamento su quello che si vede. L’unico modo per giudicare in modo inequivocabile la luminosità di una foto, e rimediare finché si è in tempo, è proprio l’istogramma.
Capire l’istogramma
Sull’asse orizzontale è rappresentata la luminosità: da sinistra a destra abbiamo ombre, mezzi toni e luci. Gli estremi dell’istogramma sono il nero e il bianco, i due valori assoluti di nessuna e massima luminosità.
Precedentemente ho detto che l’asse verticale rappresenta la quantità di pixel di una determinata luminosità. In base a questo diventa facile capire che un’immagine scura avrà più pixel nella parte sinistra dell’istogramma, mentre un’immagine chiara li avrà nella parte destra. Questa semplice nozione è già un grosso aiuto nell’analisi rapida di una foto.
Ecco come cambia l’istogramma in base all’esposizione della foto.
Istogramma_04_scura
Foto sottoesposta: l'istogramma è sbilanciato verso le ombre.Istogramma_04_chiara
Foto sovraesposta: l'istogramma è sbilanciato verso le luci e una porzione di dati delle ombre manca del tutto.Istogramma_04_buona
Foto esposta correttamente: l'istogramma copre in modo quasi omogeneo tutte le zone di luminosità, non presenta picchi anomali e, soprattutto, non ha mancanza di dati in nessuna zona.
Un ulteriore segnale di pericolo per una foto esposta in modo errato è la mancanza di dati in alcune zone dell’istogramma. Nella foto sovraesposta è ben visibile ciò di cui parlo (segue l’istogramma ingrandito).
Se l’istogramma presenta picchi particolarmente marcati, oppure così alti da finire idealmente oltre l’area del grafico, non c’è motivo di preoccupazione. Gli unici due problemi di cui tener conto sono la mancanza di dati oppure lo sbilanciamento estremo verso ombre o luci.
In conclusione
L’istogramma rappresenta la distribuzione della luminosità di un’immagine. Grazie ad esso ed al suo aspetto facilmente comprensibile, è possibile giudicare con sicurezza se una foto è esposta correttamente e nel caso decidere di rifarla o correggerla in seguito. L’ultima raccomandazione: istogramma e foto andrebbero valutati in modo comparativo. Nel panorama notturno che segue, lo sbilanciamento verso le ombre è più che evidente, ma non vuol dire che la foto sia sbagliata: era pur sempre notte, cosa vi aspettavate?